Una guida completa e scientifica per eliminare lo stigma sulla cannabis terapeutica

Medical cannabis: pearls for clinical practice* della dott.ssa Deborah Malka, è una guida completa per tutti i medici che vogliono prescrivere cannabis in piena consapevolezza attraverso lo studio di casi clinici, istruzioni pratiche su risorse e insidie.

Una vera e propria “Bibbia della cannabis medica”: dal chemiotipo degli strain per patologia alla posologia per la disintossicazione da oppioidi.

La dott.ssa Deborah Malka MD, è un medico olistico specializzato in consultazioni mediche sulla cannabis nella costa centrale della California. Dopo il dottorato di ricerca in genetica umana presso la Columbia University, ha studiato medicina naturale e tradizionale laureandosi sia presso la School of Medicine dell’Università del New Mexico che al Santa Fe College of Natural Medicine. Il suo obiettivo è la ricerca e la cura del paziente attraverso la medicina allopatica e la fitoterapia, la cannabis è una risorsa multifunzionale.

Questa guida è una sfida per ridurre lo stigma che lega la cannabis alle droghe d’abuso.

Quando la scienza supporta l’uso medico che storicamente ha legato la cannabis alla storia dell’uomo, il mondo protende verso la legalizzazione, è necessario creare ordine nella cultura che lega medicina e cannabis nel post proibizionismo. Questa guida è una sfida per ridurre lo stigma legato alla prescrivibilità della cannabis come medicina ufficiale, efficace, autorizzata.
I rischi reali del consumo sono: l’inalazione tramite combustione, l’abbinamento al tabacco e gli effetti psicoattivi (laddove l’uso è medico, e non ludico, è un effetto collaterale).

Il primo capitolo del libro è dedicato alla storia della cannabis medica, per poi passare rapidamente a quelle che sono le sfide legali e pratiche dell’essere specialista della cannabis in una federazione che non si è ancora espressa a riguardo. I medici non sono sufficientemente informati, nonostante siano diversi gli stati membri che hanno legalizzato l’uso medico, oltre che ricreativo: “I medici hanno bisogno di essere educati sui potentissimi effetti fisiologici che questa sostanza fornisce ai pazienti che la usano.”

Il capitolo sulla “cannabis come medicina botanica” è un excursus che parte dalla tassonometria e botanica della pianta, all’uso medicinale, fino alle applicazioni erboristiche e alla distinzione in “strains” con chemiotipizzazioni più accurate nelle applicazioni mediche. Il sistema endocannabinoide, la chimica e la fisiologia dei cannabinoidi, i metaboliti secondari della cannabis e si conclude la prima parte dedicata al background scientifico.

La seconda parte del libro è dedicata alla gestione dello studio del paziente, attraverso effetti avversi, interazioni farmacologiche e pratiche mediche a seconda delle varie categorie di popolazione.

Il capitolo più interessante è però, forse, quello dedicato agli “esempi di casi clinici per condizioni mediche” dall’artrite, all’anoressia, alle patologie autoimmuni, fino alla depressione, passando per i disturbi delle donne e il cancro.

Gli USA dal ‘99 al 2019 hanno visto 500 mila morti di overdose da oppioidi, una strage che conta più vittime di una guerra, decessi causati da eroina tagliata con fentilyn e da OxyCodin. L’OxyCodin è un analgesico americano a base di oppiodi prodotto dalla Purdue Pharma, della famiglia Sackler. Nel 2019 lo scandalo ha coperto la famiglia, neonati con sintomi di astinenza da oppioidi e 200 mila americani deceduti, l’OxyCodin è stato ritirato dal commercio. La prima conseguenza, dando dipendenza, è stata la ricerca della sostanza da parte degli assuntori abitudinari – ormai tossicodipendenti – che hanno ripiegato per l’eroina di strada, tagliata con fentinyl e quindi causa di decesso.

“Il tetraidrocannabinolo (THC) e le varietà di cannabis a dominanza THC hanno dimostrato di essere sinergici con gli oppiacei, permettendo ai pazienti che ne desiderano ridurre l’uso di ricevere maggiori benefici nella gestione del dolore. Il cannabidiolo (CBD) è utile in quanto ha dimostrato di ridurre il desiderio di oppiacei. La maggior parte dei pazienti utilizza una combinazione di CBD e THC. (…) Le cause dell’esito positivo sono state molteplici, ma la più significativa è stata forse l’impegno del paziente e la possibilità dello stesso di avere un sistema di supporto che spesso includeva il counseling.”

Se la cannabis aiuta nelle patologie autoimmuni, a guarire dal cancro e a interrompere le dipendenze, come può essere sia una droga (inclusa nella tabella I del dpr 309/90) che una medicina legalizzata (l’Ordinanza 18 Luglio 2006 e il Decreto Ministeriale 18 Aprile 2007) ?

*pubblicazione ebook prevista 6 Dicembre 2021

Articolo originale su BeLeaf Magazine

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