Diario di un grower italiano: taglio, trimmatura e concia

Abbiamo seguito e coccolato le nostre bimbe dalla nascita fino alla completa maturazione, e adesso abbiamo bellissimi tricomi che brillano come la via lattea in una notte d’estate. Non lasciamo che la fretta rovini tutto il buono fatto fino adesso! In questo capitolo ci occuperemo di alcune fasi molto delicate: quelle del taglio, trimmatura e concia. Quali sono le tecniche migliori? Scopriamolo insieme! È pratica sempre più diffusa quella di effettuare un lavaggio prima della trimmatura, immergendo le piante in una soluzione di acqua, bicarbonato e perossido di idrogeno, per eliminare polvere ed impurità, oltre che eventuali spore di muffe, per poi risciacquarle in acqua corrente. Ero restio su questo metodo, ma dopo aver visto quante impurità rimangono nell’acqua, effettuo sempre questa operazione preliminare.

Una volta tagliate le piante, passiamo alla pulizia delle cime. Trimmare significa andare ad eliminare tutta la materia vegetale che non è infiorescenza, sta al nostro gusto personale la scelta di avere cime trimmate “strette”, senza nessuna fogliolina, nemmeno sugar leaves, oppure mantenendone qualcuna o tutte. Personalmente preferisco una trimmatura molto stretta, questo per dare un aspetto che sia più “craft cannabis” possibile ed evitare che la clorofilla contenuta nelle foglie vada a conferire un sapore amaro alle cime, utilizzando le sugar leaves ricche di resina per fare estratti. Ma come detto, non è una regola scritta e potrebbe capitare di trovarci di fronte a fiori così carichi di tricomi sulle foglie, che sarebbe veramente un peccato andare a perderne una parte.

Altro fattore da tenere in considerazione per capire il metodo di taglio da utilizzare è quello dell’ambiente di essiccazione, in base ai parametri ambientali infatti, utilizzeremo una modalità piuttosto che l’altra. I valori ottimali per l’essiccazione sono temperatura intorno ai 20° (tra i 18 ed i 24 gradi) ed un’umidità tra il 45 ed il 55%, così da avere un tempo ottimale di essicazione di circa 10 giorni. Se la temperatura è più bassa, i tempi si allungano, se invece è più alta, avremo un’essiccazione troppo aggressiva, perdendo molto in qualità e profumi. Un’umidità troppo elevata invece potrebbe favorire la formazione di muffe ed è quindi da evitare assolutamente. Un’essiccazione troppo aggressiva è parzialmente recuperabile in fase di concia, le muffe no!

Fondamentale che l’essiccazione venga effettuata al buio, visto che la luce andrebbe a degradare il contenuto in cannabinoidi. Cosa fare in caso non sia possibile avere la gestione totale dei parametri ambientali? Semplice, andremo ad essiccare a pianta intera, lasciando tutti i rami e le foglie attaccate per trimmarle a secco in un secondo momento in caso di umidità bassa, così da evitare la veloce disidratazione. Al contrario, se abbiamo un ambiente molto umido, andremo ad eliminare tutte le foglie ed a separare ogni cima dai rami, così da diminuire la quantità di materia vegetale e di conseguenza di acqua. Una rete di essiccazione sarà molto utile in questo caso. Personalmente preferisco l’essiccazione più lenta possibile, con le piante appese intere, con tutto il fusto e le foglie, questo perché ho notato che così facendo si vanno a preservare maggiormente le caratteristiche organolettiche e la compattezza delle cime. Sta a voi decidere quale metodica sia più in linea con le vostre necessità, il mio consiglio è quello di non lasciarsi prendere dalla fretta. Capisco che dopo mesi di attesa, non stiamo nella pelle e siamo curiosi di assaggiare il frutto dei nostri sforzi e delle nostre attenzioni… Tuttavia sarebbe proprio un peccato non dare la possibilità ai nostri fiori di esprimersi al massimo del proprio potenziale! Evitiamo dunque metodi fantasiosi e deleteri come ad esempio l’utilizzo di fonti di aria calda (alcuni folli utilizzano forni, termosifoni e pistole termiche) o peggio il microonde per “fare prima”!

La cannabis è natura e se avete seguito attentamente questa guida fino qui, avrete capito che la natura richiede tempo per poter dare il massimo e renderci felici. Quella del trimmare a secco (dry trim) o a fresco (wet trim) è una scelta personale, in ogni caso il metodo è lo stesso, cambia solo il momento in cui andremo ad effettuare questa operazione: dopo l’essiccazione in caso di trimmatura a secco, prima di essiccare in caso di trimmatura a fresco. Per effettuare una corretta “manicure” delle cime, avremo bisogno di forbici ben affilate, appuntite e che ci stiano comode in mano. Possiamo virtualmente usare qualsiasi tipologia ed ognuno ha le sue preferenze. Io utilizzo forbici studiate per tale scopo, semplici da trovare in qualsiasi growshop, sono economiche e funzionali. Qualunque tipo abbiate scelto, però, ricordate di usare solo modelli con lame in acciaio inox o ceramica, per evitare l’ossidazione dei fiori. Iniziate a separare i buds dai rami, eliminando prima le foglie più grandi e successivamente passate alla rimozione di quelle più piccole, pulendo progressivamente le cime dalla base alla punta, fino a dargli un aspetto “pulito” ed armonico. Il segreto sta nella leggerezza… non bisogna accanirsi in maniera aggressiva, pena la comparsa dei cosidetti “shark bites”, zone in cui avremo dei buchi causati dall’eccessiva rimozione di materia vegetale. Soprattutto in caso di trimmatura a fresco, noteremo che le lame inizieranno a riempirsi di resina appiccicosa, rendendo difficoltoso il lavoro di “manicure” ed inficiando la precisione del taglio. Basterà pulirle pochi secondi con dell’alcool per risolvere il problema. La resina attaccata può essere anche rimossa meccanicamente per creare delle palline di hashish che saprà regalarci una gradevole anteprima delle emozioni che le nostre bimbe stanno per regalarci.

Trimmare è un’operazione che richiede un certo grado di concentrazione, scegliamo una zona tranquilla ed una postazione comoda, facendo delle pause quando sentiamo di essere stanchi. Dieci minuti di pausa ogni ora di lavoro è un tempo ragionevole. Un buon sottofondo musicale ci aiuterà ad affrontare meglio il lavoro. Utilizziamo un piano pulito e poniamoci sopra dei contenitori dove andremo a separare il materiale di scarto (rami e foglie prendisole) dal trimming da conservare, come cimette pop corn e foglioline piene di resina, che possiamo utilizzare per fare estratti come hash oppure olio. Le foglie intere sono ottime da mangiare impanate e fritte o sminuzzate in mezzo alle uova per farci una frittata. Appendiamo le nostre piante (o le nostre cime trimmate) a testa in giù, posizioniamo uno o più ventilatori per movimentare l’aria senza direzionarli direttamente sulla materia vegetale e lasciamo essiccare fino al momento in cui, andando a piegare i rami, questi si spezzeranno senza piegarsi, è il chiaro segnale del momento giusto per iniziare la concia.

La concia è la fase finale che ci separa dalla degustazione ed è veramente fondamentale se vogliamo ottenere il massimo. Sostanzialmente si tratta di conservare per un periodo di almeno 20 giorni le cime essiccate in contenitori ermetici (i classici barattoli di vetro per le conserve vanno benissimo, così come i contenitori high tech). In questo modo, l’umidità andrà a distribuirsi uniformemente nelle cime, questo perché durante il processo di essiccazione i fiori si essiccano maggiormente all’esterno rispetto all’interno. Quindi avremo le parti centrali più umide e le parti esterne troppo secche. Il processo andrà anche a creare maturazioni secondarie e all’esplosione di profumi e sapori. L’umidità dovrebbe essere intorno al 60% e l’utilizzo di humidity pack può aiutarci nel compito. Riempiamo i contenitori al 70% circa di capienza e mettiamoli chiusi al buio, avendo cura di aprirli per qualche minuto 5-6 volte al giorno per i primi 3 giorni, poi sempre meno, fino ad arrivare a 20 giorni circa.

Complimenti! Abbiamo completato il nostro primo raccolto e possiamo finalmente goderci il frutto del nostro lavoro! Sono fiero di voi! Grow or die!

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Articolo originale su BeLeaf Magazine

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