L’importanza dei test di laboratorio per la coltivazione di cannabis

Prima dell’inizio del secolo i coltivatori di cannabis agivano nella clandestinità. La coltivazione commerciale era rivolta alla canapa agricola da seme ed era prevalentemente orientata a ottenere la fibra. L’importanza di analizzare il terreno, l’acqua sorgiva, il fertilizzante residuo, gli insetticidi, pesticidi o i metalli pesanti non era un’attività primaria dato che il prodotto non era per il consumo umano. Ciò è cambiato completamente dal 2018, con la comparsa delle normative per i Novel Food e gli standard medici che fanno di tutto perché si verifichino esaustivamente tutti gli aspetti di questa industria. 

Come per molte nuove industrie in evoluzione nella storia dello sviluppo umano, la cannabis è stata subito stigmatizzata e sono state emanate leggi per tentare di impedirne l’uso a causa di un singolo componente, il THC, che ha effetti psicoattivi. Tuttavia dai primi anni 2000, quando i laboratori sono stati autorizzati ad analizzare legalmente campioni per alcune aziende, il mondo della cannabis è entrato nel regno della scienza e ciò ha rappresentato una svolta! In modo analogo, imparare a mantenere in vita una pianta madre con un regime di 18 ore di luce e imparare a fare cloni, sono stati anch’essi punti di svolta nei primi anni ‘90. Questi enormi progressi hanno gettato le basi di una nuova industria. 

Da pioniere in questa industria, a volte è stato frustrante che fosse così difficile spiegare aspetti basilari alle autorità, preoccupate solamente degli aspetti legali della pianta o del suo valore commerciale. Agli inizi erano in pochi quelli che capivano davvero quanto sarebbe stato semplice rendere la cannabis un’industria controllata, legale e regolata, ma ci sono voluti altri 25 anni della mia vita per convincere i profani che una pianta non ti farà male se non la usi in maniera sbagliata. Per carità! Parliamo di biomassa naturale che esisteva già prima dell’uomo! Ma ancora una volta l’umanità ha dovuto mentire e inventarsi problemi legati a questa pianta per poter impedire alle masse di usarla e diventare così più intelligenti, ricche e soddisfatte. Infatti oggi è possibile affermare che la cannabis non ha mai rappresentato nessun problema, erano solo problemi creati dall’uomo per fuorviare le masse e impedirgli l’accesso con l’imposizione di leggi a coloro che la usavano già da prima. 

L’intero concetto di cannabis è stato ora corretto grazie alla scienza. Le assunzioni, fondamentalmente opinioni utili a stereotipare e stigmatizzare la cannabis, erano state costruite per le paure delle autorità a fidarsi delle loro popolazioni. Il fatto che la cannabis abbia dovuto sopportare così tanta stampa negativa, almeno fino a quando gli scienziati non hanno iniziato studi ufficiali a dimostrazione che i benefici superavano le problematiche, in alcuni paesi è durato fino ad oggi. L’aiuto della scienza nel chiarire e dissipare leggende urbane e false accuse è stato un sollievo per coloro che operano in questo settore. Ora che ci sono organizzazioni commerciali e imprenditoriali interessate a salire a bordo di questa industria dinamica e in rapido cambiamento, le false affermazioni e le interpretazioni statistiche errate dilagano. Quindi l’industria della cannabis ha dovuto rivalutarsi ed esigere una serie di risultati di test di laboratorio indipendenti per verificare alcune di queste affermazioni, e ciò sta divenendo la norma piuttosto che qualcosa di eccezionale. 

Infatti, mentre percorriamo questa nuova superstrada verso l’industria della cannabis vediamo ogni aspetto del processo diventare un’industria a sé. Farm che si dedicano solo alle madri, ai semi e ai cloni sono sorte per assistere i coltivatori di infiorescenze specializzati in biomassa di infiorescenze. Ma anche distributori, rivenditori, estrattori, farmacie galeniche e così via, tutti stanno aprendo sezioni dedicate ai diversi prodotti di cannabis e al loro uso. Ciò naturalmente significa che esigeremo che tutti i momenti della produzione della pianta, dell’estrazione e della sua lavorazione siano sottoposti a controlli per provarne la qualità e dimostrare le ragioni che stanno dietro al valore della biomassa. 

Perciò, per un agricoltore interessato a ottenere il miglior prezzo per il proprio prodotto, sarebbe logico esigere requisiti simili a quelli richiesti dal Dipartimento per l’Agricoltura per i prodotti di uso umano come pomodori, vitamine e oli alimentari. Ecco perché i risultati di laboratorio a sostegno delle proprie asserzioni saranno la norma per tutti gli acquirenti e per tutti i trasformatori della filiera. Buone Pratiche di Fabbricazione o GMP è una certificazione necessaria per dimostrare la qualità del tuo prodotto dall’azienda agricola al venditore fino al cliente finale. 

Per un agricoltore e breeder che come me ha lavorato sia ai tempi della proibizione che in un contesto di legalizzazione, è un sollievo sapere cosa c’è nel tuo prodotto finale. Essere sul mercato dà fiducia ed è motivo di orgoglio il fatto che la tua merce generi un giusto compenso per un prodotto di alta qualità. Dato che questo è il fondamento di tutti i prodotti a venire, è imperativo assicurarsi che ci sia affidabilità e responsabilità d’ora in avanti nei vari passaggi dalla biomassa grezza al prodotto di consumo finale. 

Normalmente il giusto prezzo da pagare per un prodotto dipende dalla quantità di componenti attivi presenti nel prodotto grezzo. Come avviene per l’uva o per le olive, dipende dall’agricoltore capire quando sono pronte per la raccolta. Dopo l’agricoltore si reca da una cooperativa per pressare o vendere la sua uva. A questo punto si rende necessario un test per misurare i cannabinoidi e tutti i componenti attivi al fine di mostrare all’acquirente la concentrazione del componente principale presente nella biomassa. In questo modo viene stabilito il valore intrinseco per un’azienda di estrazioni o per un venditore di infiorescenze o per un produttore di olio, e ciò detterà il valore principale della biomassa raccolta. 

Verificare il metodo di coltivazione con ulteriori test di laboratorio sull’acqua utilizzata e analizzare il terreno, i pesticidi, gli insetticidi e i metalli pesanti sarà essenziale nel futuro per assicurare che l’azienda e i processi di coltivazione non siano la causa di livelli di mercurio o cadmio troppo alti nel caso apparissero nel materiale finale una volta effettuata l’estrazione. Spesso, la biomassa outdoor raccolta e analizzata non mostra alcuna contaminazione per via dei limiti di ppm (parti per milione) per cui è testata. Tuttavia, distillare e concentrare i componenti nell’estrazione può portare a una lettura diversa delle contaminazioni presenti. Il motivo è che una volta estratti in un concentrato più forte, la condensazione dei principi attivi può far aumentare le trascurabili concentrazioni (ppm) in valori misurabili. Per esempio, una pianta al 10% di CBD e allo 0.3% di THC sottoposta a estrazione grezza tramite bagno in alcol per un breve periodo, una volta spurgato l’alcol potrebbe risultare avere un 65% di CBD e un 3% di THC e molti altri cannabinoidi prima non misurabili a causa dei limiti che le analisi di laboratorio hanno nelle misure sulle singole piante. Lo stesso vale anche per i pesticidi, insetticidi e metalli pesanti nella fase di estrazione grezza, il che rende assolutamente importante testare in laboratorio tutte le estrazioni iniziali di olio grezzo. La risoluzione diretta dei problemi è possibile con laboratori sicuri e affidabili, molto probabilmente le rese si ridurranno ma ciò servirà a ripulire l’estrazione grezza da tutti i componenti indesiderati, rendendola d’ora in poi pulita. Se nella fase successiva in cui l’olio viene distillato o dev’essere isolato ulteriormente troviamo la presenza di pesticidi indesiderati o qualcos’altro, sarà evidente che la contaminazione è avvenuta durante questa fase del processo. Quindi in questo caso la responsabilità sarà chiara ed evidente e potrà essere individuata con precisione. La responsabilità per ogni passaggio è ora importante quanto gli stessi prodotti! 

La seguente è una lista dei test di laboratorio che possono essere o saranno richiesti dal cliente se esso acquista biomassa o estrazione grezza da lavorare per ottenere ulteriori prodotti.

      1. Test di cannabinoidi: vari cannabinoidi e le loro concentrazioni in soluzione o sulla pianta.
      2. Test di terpeni: vari oli essenziali responsabili degli aromi che compongono la pianta.
      3. Test microbici: controlli di peli di roditore, acari, muffe, funghi, oidio, parti di insetti, feci di insetti e altri contaminanti pericolosi, aspergillus, E. coli, coliformi, batteri fecali, lieviti e muffe, salmonella e altro. 

      4. Test delle micotossine: sono tossine prodotte da alcune specie di muffe che causano gravi infezioni e reazioni allergiche.

      5. Test dei solventi residui: determina se sono presenti solventi residui o altre impurità, e se sono presenti in quantità dannose. Può anche appurare se durante lo sviluppo del prodotto sia stato seguito il corretto processo di purificazione del solvente.

      6. Test dei pesticidi: alcuni regolatori della crescita, diserbanti, fungicidi e insetticidi possono funzionare particolarmente bene durante la coltivazione ma ciò non toglie che la maggior parte di essi sono dannosi se ingeriti.

      7. Test dei metalli pesanti: un’altra preoccupazione crescente nell’industria della cannabis medica è la tossicità dei metalli. Normalmente ciò accade quando una pianta viene coltivata in un terreno o in un substrato già contaminato da metalli pesanti come antimonio, arsenico, cadmio, cromo, cobalto, rame, nichel, piombo, selenio, argento, mercurio, tallio e zinco. Se ingeriti in determinate dosi questi metalli pesanti possono essere estremamente tossici.

       8. Una volta realizzati i prodotti viene richiesto un test di stabilità per mostrare come viene influenzata dal tempo la durata del prodotto. 

       9. Test del suolo e dell’acqua per far sì che gli agricoltori dimostrino che nella coltivazione non c’è stata contaminazione dovuta a nessuno di questi aspetti. 

Gli agricoltori biologici necessitano di ulteriori test per dimostrare le BPA (Buone Pratiche Agricole) e per ottenere la certificazione di azienda agricola biologica. Saranno richiesti una diagnostica dell’esposizione microbiologica completa e controlli periodici per assicurare di mantenere l’acqua del pozzo o della falda e del suolo libera da contaminanti. 

Articolo originale su Dolce Vita Online

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