Il ruolo del CBD nel trattamento dei disordini da uso di stupefacenti

Una recente pubblicazione scientifica, dal titolo “Role of Cannabidiol in the Therapeutic Intervention for Substance Use Disorders”, frutto di ricerche fatte da studiosi spagnoli, ci chiarisce quale ruolo ha il CBD nel trattamento dei disturbi da uso di sostanze che danno dipendenza: fumo (nicotina), cannabis (THC), alcool, oppiacei (eroina, morfina) e psicostimolanti (anfetamine, metanfetamine, cocaina).

È questo uno studio interessante, perché entra nel dettaglio della biologia e del meccanismo di azione del CBD nelle varie aree cerebrali coinvolte in variabili come motivazione, rinforzo, ritiro, ricaduta e mantenimento nel trattamento.

Il lavoro scientifico affronta il tema dei meccanismi neurobiologici coinvolti nella regolazione della dipendenza da sostanze sopra citate e come questi vengono mediati dal CBD. Quindi troviamo: CBD e sistema dopaminergico – CBD e sistema oppioidergico – CBD e sistema di cannabinoidi endogeni – CBD e sistema serotoninergico – CBD e sistema glutammatergico – CBD e neurogenesi dell’ippocampo.

1) Il CBD può modulare la neurotrasmissione dopaminergica nel circuito mesolimbico attraverso la regolazione diretta della sintesi, del rilascio o degli effetti della dopamina sui recettori dopaminergici, o per via indiretta meccanismi come la modulazione del MOR;

2) l’ECS svolge un ruolo fondamentale negli effetti mediati dal CBD sulla ricompensa del farmaco, coinvolgendo la regolazione del segnale endocannabinoide attraverso l’alterazione dei livelli di AEA e della funzione CB1R o CB2R;

3) I recettori 5HT1a sono coinvolti in modo critico negli effetti del CBD sulla tossicodipendenza;

4) la neurogenesi dell’ippocampo sembra essere essenziale per la regolazione del consumo di cocaina e della motivazione da parte del CBD.

Il profilo farmacologico multimodale descritto per il CBD spiega, almeno in parte, i suoi effetti terapeutici sulla regolazione delle proprietà rinforzanti e motivazionali di diverse droghe d’abuso. Inoltre, il notevole profilo di sicurezza del CBD, ha incrementato il numero di studi che suggeriscono il potenziale del CBD come intervento terapeutico per la SUD.

Rimane da approfondire il miglioramento della farmacocinetica del CBD, che presenta un assorbimento intestinale modesto e altamente variabile in relazione alla composizione del pasto: un pasto ricco di grassi, aumenta di 4 volte l’assorbimento intestinale di CBD; avere a disposizione un CBD che salti al primo passaggio il fegato, perché assorbito attraverso il sistema linfatico, ne aumenterebbe la disponibilità al cervello.

Il fatto che il CBD, a differenza del THC, sia una molecola “libera”, rende possibile fare studi senza i vincoli dettati dalla restrizione legislativa internazionale contro il THC. Questo apre una corsa entusiasmante per scoprire come il CBD potrebbe contribuire all’area della tossicodipendenza da un punto di vista terapeutico. Sono necessari ulteriori studi preclinici e clinici per valutare ulteriormente il ruolo del CBD come nuovo intervento terapeutico per la SUD, ma è fuor di dubbio che il CBD può dare un aiuto terapeutico efficace.

Fonte: cannabisterapeutica.info

Articolo originale su Dolce Vita Online

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