Il grande passo di New York. Quale sarà l’impatto simbolico e pratico della legalizzazione

Un blitz di poche ore per approvare un documento atteso ormai da anni. Lo stato di New York, il più popoloso degli Stati Uniti dopo California e Texas ha deciso di legalizzare l’uso ricreativo della cannabis. E’ una decisione dal valore simbolico e pratico immensi.

Simbolico, perché la Grande Mela non è e non sarà mai una città come le altre e l’impatto di questa mossa sarà enorme. Pratico, perché con il suo mercato potenzialmente illimitato, la decisione presa dallo Stato di New York potrebbe influire in maniera decisiva sulla possibilità che veda la luce una legge sulla legalizzazione a livello federale della marijuana.

Un blitz, dicevamo. Il documento, composto da un testo di ben 128 pagine, è stato presentato ufficialmente sabato scorso, è stato approvato nel giro di una giornata (martedì 30 marzo) da Camera e Senato e mercoledì mattina è stato firmato dal governatore democratico Andrew Cuomo.

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L’effettiva legalizzazione del mercato, a questo punto, dovrebbe essere attiva dal 2022, ma la decriminalizzazione sarà immediatamente realtà: si potranno infatti detenere in pubblico sino a 85 grammi (o 24 grammi di concentrato), mentre si potrà conservare in casa una quantità di cannabis pari a 2,2 kg.

Come riportato dal sito fuoriluogo.it, la coltivazione domestica sarà possibile solo dopo che il neonato Office of Cannabis Management (tre membri nominati dal Governatore ed uno a testa da Camera e Senato) avrà fissato un apposito regolamento. Dovrà farlo però entro 6 mesi dall’approvazione per quanto riguarda i pazienti che hanno accesso al programma di marijuana medica, ed entro 18 dall’avvio delle vendite al pubblico per l’uso non terapeutico.

Saranno inoltre cancellate automaticamente dalle fedine penali le condanne legate alle attività rese legali con la nuova legge, mentre coloro che consumano cannabis, o lavorano nell’industria saranno protetti contro le discriminazioni in materia di alloggi, accesso all’istruzione e diritti genitoriali. La polizia inoltre non potrà più usare l’odore della cannabis come giustificazione per le perquisizioni. Il sistema di licenze prevede una distinzione fra quelle per coltivatori, trasformatori, distributori, rivenditori, cooperative e vivai.

Vi sarà, onde evitare concentrazioni e per favorire i piccoli produttori locali, un divieto di integrazione verticale, ad eccezione delle microimprese e degli operatori esistenti già nel programma della cannabis medica. Saranno consentiti luoghi di consumo sociale della cannabis, per ora presenti solo in Alaska: una norma che potrebbe avere un impatto deflagrante sul turismo. Sarà inoltre possibile il servizio di consegna a domicilio.

Tutto questo, secondo il sito Marijuana Business Daily dovrebbe portare alla creazione di un mercato del valore di circa 2,5 miliardi di dollari, almeno nella fase iniziale. Ma con enormi prospettive di crescita. Per non parlare degli enormi benefici in termini di riduzione delle disuguaglianze e delle persecuzioni nei confronti delle minoranze, della limitazione del mercato nero, dell’alleggerimento su tribunali e carceri e della maggiore sicurezza nel consumo.

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L’ennesima dimostrazione che quando si usano il cervello e il buon senso si possono superare ideologie retrograde e inutili, che hanno rovinato e continuano a rovinare le vite di milioni di persone e le economie di migliaia di Stati, favorendo solo la criminalità organizzata e il caos.

Aricolo originale su BeLeaf Magazine

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