Associazione Canapese, Cannabis Social Club

Testo di Maurizio Birocchi, Foto di Marco Maffione

– Volete descriverci l’Associazione Canapese e le sue finalità?

Il Cannabis Social Club Canapese è un’associazione culturale, libera e apartitica, costituita formalmente nella primavera del 2016. Ci troviamo a Ivrea (TO), in Canavese, zona dell’alto Piemonte un tempo dedita alla coltivazione estensiva di Canapa, favoreggiata da un microclima particolarmente adatto. Da qui nasce il nome del progetto che si ispira al fatto che il Canavese prenda il suo nome per la lunga tradizione di canapicoltura (a noi che ci siamo cresciuti, ci è da sempre piaciuta moltissimo questa storia, così abbiamo deciso di scegliere questo nome).

Si tratta di un progetto no profit che nasce dalla necessità di andare oltre l’ignoranza inevitabilmente generata da 80 anni di assurdo proibizionismo, tuttora in corso, sulla Cannabis che porta chi non la conosce ad averne ingiustificatamente paura.

– Vuoi chiarirci il concetto di no profit, e come vengono reinvestiti i proventi della distribuzione?

La definizione di no profit fa riferimento allo scopo che non è a fine di lucro.

Siamo volontari, facciamo tutti altri lavori che poco c’entrano col mondo della Canapa. Tutto il sostegno economico che arriva dai quasi 200 Soci Sostenitori che ci supportano da tutta Italia da quando poco più di un anno fa abbiamo aperto i Tesseramenti. I proventi vengono totalmente reinvestiti nel progetto: attualmente stiamo lavorando alla realizzazione di una sede fisica che dallo stato di abbandono nella quale si trovava stiamo riportando a nuova vita, stiamo investendo nell’acquisto delle sementi certificate e di tutto il necessario per le attività associative.

– Chi sono i soci fondatori?

Siamo dei ragazzi/e che si sono messi in gioco realizzando tutto questo spinti dalla volontà di scardinare i pregiudizi che la Cannabis e i consumatori devono subire per l’ignoranza generata sull’argomento; non siamo agricoltori professionisti né abbiamo competenze specifiche nel campo, ma abbiamo tanta passione, basi da autodidatta e naturalmente ci siamo rimessi sui libri per approfondire tecniche e conoscenze. Trattiamo CBD in quanto ha proprietà riconosciute e attestate, consci anche dell’importanza del THC, tutto ciò che realizziamo è mirato a comprendere la Cannabis a tutto tondo.

– Cosa ne pensate dell’attuale situazione italiana sul fronte Cannabis?

Innanzitutto, chiariamo il fatto che vorremmo vivere in un luogo governato dal buonsenso prima di tutto. Siamo nel 2018 e in alcuni Stati degli USA sono avanti anni luce con la legalizzazione; poi c’è la solita Olanda, il Canada, l’Uruguay e l’esempio della Catalunya con i suoi Cannabis Social Club che tanto ci piacciono come filosofia. Qui in Italia, l’atteggiamento è di totale ostruzionismo da parte delle nostre istituzioni che sono quelle preposte a regolamentare la gestione della società odierna, le quali, invece fanno finta che non esistano milioni di consumatori, chi per necessità a fini terapeutici che non riescono a reperirla tramite il SSN nonostante sia un diritto, chi sceglie di consumarla per mantenere semplicemente il proprio benessere. La nostra posizione infatti è che non si debbano attendere disagi fisici o malattie per poterla consumare, ovviamente attraverso un uso cosciente grazie alla cultura in merito maturata nel corso degli anni e tutti gli studi effettuati dai quali si evince che la Cannabis in generale sia adatta a tutti; naturalmente conoscendone le miriadi qualità e genetiche, che come le persone sono tutte diverse e con peculiarità uniche.

Anche la Cannabis a seconda della sua origine genetica, potendo crescere in tutto il mondo dal mare alla montagna, sviluppa caratteristiche uniche e con applicazioni più congeniali a questo o quell’altro scopo con diverse destinazioni d’uso.

Non ha alcun tipo di senso dunque perseguire i consumatori con conseguenze penali, essendo la coltivazione di Cannabis non certificata considerata un’azione criminale come una condotta addirittura più grave rispetto all’acquisto tramite il mercato nero, quando lo stesso Stato ne attesta le virtù terapeutiche coltivandola (facendolo alquanto male, perché è un dato di fatto che la qualità raggiunta all’Istituto Farmaceutico Militare di Firenze sia stata scarsa e non soddisfacente neanche in quantità) continuando a negare alle persone il diritto all’autoproduzione e dunque all’associazionismo. Se fosse possibile autoprodurre e costituire associazioni dedite a tale scopo, si potrebbe sopperire ai problemi di approvvigionamento e migliorare la qualità, in quanto aumenterebbe l’interesse nel ricercare un livello sempre più soddisfacente.

Siamo convinti che togliendo il lucro alle attività e alle cose in generale, ne possa solo emergere la parte migliore e buona.

Tra i nostri intenti c’è quello di far risaltare il fatto che l’attuale situazione costituisce un corto circuito di assurdità, e che non sembra esserci nulla di logico in tutto ciò.

– Che tipo di impostazione avete dato all’associazione?

Ci siamo ritrovati a pensare: come andar oltre tutto ciò?

Solo la cultura e la costante informazione sull’argomento ci possono salvare,

noi abbiamo deciso di attuarla attraverso azioni pratiche, fondando un’associazione no profit, coltivando direttamente, distribuendo via corriere poi prodotti legali di alta qualità agli associati, spiegandone gli usi alternativi al classico utilizzo “in cartina”, con un approccio non da azienda alla ricerca di clienti.

Non abbiamo nulla di male contro l’attuale business, ma crediamo che la Cannabis sia prima di tutto uno stile di vita diverso, più sostenibile in tutti i suoi aspetti prima che un bene di consumo.

È il nostro modo di vedere le cose ed è per questo ci siamo detti: “coinvolgiamo le persone che vorranno avvicinarsi in un progetto di filiera corta, questo migliorerà e si evolverà se le persone supporteranno questo approccio differente, ma più naturale”.

La partecipazione di persone di tutte le età nei confronti del progetto sta avvenendo a un ritmo sorprendente, facendoci capire che stiamo percorrendo la strada giusta.

Noi come detto siamo di Ivrea (TO) un tempo faro dell’informatica italiana e non solo, grazie a Olivetti, illuminato imprenditore di tempi andati, oggi terra di call center e crisi come in gran parte d’Italia; ma siamo in zone rurali, come lo è gran parte del Paese, e la Cannabis potrebbe rilanciare l’agricoltura locale, bonificare i terreni, l’edilizia potrebbe giovarne grazie al canapulo per fare bioedizia con tutti i vantaggi che ne conseguono e la salute delle persone che sempre più numerose scelgono di consumarla.

Le coltivazioni sono state autogestite direttamente da noi volontari dello Staff Canapese recuperando ogni anno terreni sfitti nel territorio del Canavese, oggi sistemati e resi coltivabili con metodi naturali, sole, acqua e tanto amore e passione, lavorati a mano.

– Come si diventa soci del club?

Diventare Soci Sostenitori del progetto Canapese Cannabis Social Club è molto semplice.

Il tesseramento è riservato ai maggiorenni. Da novembre 2016 realizziamo tutto dai social, avendo associati dalla Val D’Aosta alla Sicilia. Contattandoci sulla pagina Fb Associazione Canapese o Instagram, lasciando il proprio contatto email si ricevono i moduli associativi di iscrizione da rimandare compilati; effettuando il versamento di iscrizione a costi etici si potranno effettuare ordini per ricevere in tutta Italia, direttamente a casa, oltre ai fiori che dalla prossima estate saranno esclusivamente femminili, anche l’estratto di resina dryhash (o kief) ad alto tasso di CBD, sempre con livelli di THC entro i limiti di legge certificazione UE come da leggi vigenti riuscendo a raggiungere un livello di qualità che ci ha pienamente soddisfatto, da qui la scelta di proporlo ai Soci.

– E come si legge sulla vostra pagina Facebook l’obiettivo è il benessere delle persone, giusto?

Per amore della chiarezza precisiamo che non siamo medici ma appassionati: consigliamo e promuoviamo il consumo di Cannabis per i benefici oggettivi grazie ad esperienze dirette e indirette, oltre a continui studi scientifici che ne certificano le virtù.

lo specifichiamo perché molti nostri Soci ne esaltano le virtù terapeutiche, ma abbiamo una posizione laica in merito, spieghiamo oggettivamente sempre quali siano le sue proprietà e i possibili utilizzi, come effettuare estrazioni di olio di Cannabis molto caro sul mercato per un’autoproduzione in una cucina casalinga, realizzare preparati dolci e salati o ancora l’utilizzo grazie a un vaporizzatore.

Abbiamo poi riscontrato insieme agli associati del progetto come confermano studi scientifici a riguardo che può alleviare i disagi portati dall’epilessia, o che grazie alla sua azione antinfiammatoria e rilassante attenui i dolori cronici e mestruali o che combatta l’insonnia e lo stress.

Ricordiamo che essendo un prodotto naturale sia tutto soggettivo, tramite gli associati dialogando costantemente stiamo a tutti gli effetti svolgendo ricerche in merito.

– Che genere di prodotti producete e condividete?

Dalle ultime coltivazioni dell’estate 2017 Associazione Canapese è in grado dunque di fornire ai Soci Sostenitori oltre ai fiori l’estratto di resina dryhash (Kief), ottenuto utilizzando la tecnica di estrazione con battitura a secco, grazie alle genetiche da noi coltivate e lavorate di Cannabis Sativa certificate UE ad alto contenuto di CBD (nello specifico CS, FEDORA).

Il Kief, storicamente originario del Marocco e più precisamente dalla valle del Rif, altro non è che un concentrato di tricomi, nello specifico piccoli cristalli di CBD e di tutto lo spettro degli altri cannabinoidi (con il THC che non supera lo 0,6% come ancora prevedono le leggi vigenti) e responsabili degli effetti benefici della Cannabis Sativa contenuti nella resina.

L’estratto di resina dryhash che orgogliosamente proponiamo viene estratto setacciando la Cannabis Sativa certificata grazie a maglie da 150 micron ottenendo così un concentrato di benessere altamente pregiato e puro, battuto a mano come da tradizione.

– Effettuate qualche tipo di analisi sui vostri prodotti prima di distribuirli?

La legge lascia libertà riguardo alle analisi dei cannabinoidi nei prodotti realizzati. Per il momento ci affidiamo alla scheda tecnica delle genetiche certificate UE che garantiscono livelli di THC entro i limiti di legge e CBD in media fino all’8-9% (CS, e Fedora) senza contare che l’estratto di resina (dryhash) essendo un estratto di tricomi concentra appunto maggiormente le percentuali di CBD.

In giro si leggono percentuali sempre più alte ed improbabili che, onestamente, fanno sorridere.

Essendo un mercato neonato, quello delle infiorescenze di Cannabis Sativa L. e dei suoi derivati dovrà stabilizzarsi prima o poi, perché ad oggi se ne vedono di ogni a riguardo.

– Avete avuto problemi con le Forze dell’Ordine o con le Istituzioni, quando avete aperto?

Il nostro è un approccio di totale dialogo anche con le autorità ovviamente, nonostante la nuova legge sulla Canapa certificata UE in vigore dal gennaio 2017 non obblighi più a dichiarare i terreni dedicati alla coltivazione di Canapa ai Carabinieri/Forestale, noi abbiamo sempre anticipato domande che sarebbero potute sorgere spiegando come e cosa si stesse realizzando, evitando possibili equivoci senza mai aver avuto alcun tipo di problema a riguardo.

– Come sta andando e quali progetti avete nel breve termine?

L’interesse intorno al progetto è molto alto, in pochi mesi abbiamo superato le 11.000 persone che ci seguono su Facebook sulla pagina Associazione Canapese e Instagram @canapeseCannabissocialclub, non avendo a disposizione grandi mezzi, ma evidentemente l’idea piace e ne andiamo orgogliosi.

Siamo inoltre intervenuti gentilmente ospitati in diretta nazionale su Radio Deejay per tentare di approfondire il fenomeno “Cannabis light” che si sta sviluppando, terminologia commerciale che non ci piace affatto.

Molte persone in giro per lo stivale ci hanno contattato chiedendo come fare a realizzare analoghe realtà territoriali che ricalchino lo stile del Canapese Cannabis Social Club

e tutto questo per noi è fantastico: vedere le persone attivarsi in modo analogo al nostro è di buon auspicio per il futuro.

Il consiglio principe che diamo è sempre: innanzitutto attivatevi e per farlo circondatevi di persone giuste.

La burocrazia per creare un’associazione non è complicata, e non serve supporto per concludere le pratiche; ci vogliono amore e passione oltre ad una buona base di informazioni per realizzare il tutto (atto costitutivo, Statuto etc.) senza correre rischi e per non essere avventati.

Come già accennato, siamo inoltre in fase di realizzazione di una sede fisica per l’Associazione e anche in questo caso stiamo recuperando uno stabile non più utilizzato da anni. Nella nuova sede potremo finalmente incontrare gli associati, stare insieme scambiandoci idee e opinioni e dove si potranno ritirare i prodotti realizzati grazie al progetto Canapese Cannabis Social Club.

La nostra principale ambizione è dunque di dimostrare all’opinione pubblica e alle autorità l’importanza del ritorno alla Canapa e i relativi benefici per il territorio, eco sostenibilità e salute grazie alle persone che sempre più numerose scelgono di consumarla.

Per arrivare a ciò, siamo in estremo ritardo ma attraverso azioni dal basso di questo stampo e l’attivismo di chi crede in un obiettivo comune, ovvero che la Cannabis non venga più criminalizzata ma regolamentata con l’intento di agevolare un dibattito che in Italia non si è (purtroppo) mai svolto e che in tempi brevi la si regolamenti a dovere, concedendo l’autoproduzione e andando finalmente, oltre i pregiudizi generati da 80 anni di proibizionismo che ha dimostrato l’inefficacia assoluta sotto tutti gli aspetti.

Notizia originale su MJ Passion Magazine

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